Uno dei punti di maggiore attrazione del comune di Curon Venosta, in Alto Adige, è il lago di Resia. Si tratta di uno specchio d’acqua lungo ben 6 metri, circondato dagli alberi e dalle montagne: un autentico spettacolo della natura, meta di escursioni in tutti i mesi dell’anno. La Val Venosta è, in generale, molto amata dai turisti, che d’estate vi si recano per dedicarsi a piacevoli passeggiate in mezzo al verde, d’inverno per praticare lo sci. In questi luoghi è possibile respirare aria pura, ammirare la bellezza degli alberi e dei monti, degustare pietanze tipiche della zona. Lo scenario del lago di Resia è molto suggestivo non solo per la superficie cristallina, ma anche per un elemento alquanto singolare, ovvero un campanile che emerge proprio in mezzo all’acqua. I visitatori sono incuriositi da questa particolare struttura architettonica che si armonizza alla perfezione con i dintorni, quasi come se facesse parte del lago. Al tempo stesso, però, il campanile sembra voler comunicare un messaggio: esso si pone come un emblema, un monito, un monumento a una vicenda passata.
Grazie a questa sua peculiarità, il lago di Resia assume un aspetto più dolce, malinconico e fiabesco. Durante i mesi più caldi dell’anno è ovviamente impossibile avvicinarsi, ma d’inverno, quando l’acqua si ghiaccia, con un po’ di attenzione ci si può accostare al campanile. Esso è tutto ciò che resta di una piccola chiesa del Trecento, la cui storia, insieme a quella dell’intero borgo di cui faceva parte, è molto meno idilliaca di quanto si pensi.
La vicenda del campanile in mezzo al lago
Originariamente, oltre al lago di Resia, vi erano nella medesima area altri due specchi d’acqua, ossia il Curon e il San Valentino alla Muta. Già nel 1920 il gruppo Montecatini, di fronte a una tale disponibilità di risorse idriche, aveva proposto l’edificazione di un bacino per la produzione di energia idroelettrica. Le acque furono innalzate all’inizio di 5 metri, ma il progetto definitivo prevedeva la costruzione di una diga, con il rischio di sommergere completamente gli abitanti della valle. Questi ultimi si rivolsero a Papa Pio XII in cerca di aiuto, ma invano: le operazioni rallentarono a causa della Seconda Guerra Mondiale, ma subito dopo, nel 1950, ripresero i lavori in maniera ancora più intensa. Fu persino organizzato un corteo di protesta di fronte alla sede del gruppo Montecatini, ma nemmeno questa iniziativa servì. La diga fu realizzata e l’antico borgo di Curon Venosta, che si trovava proprio nelle vicinanze, fu totalmente cancellato. Le fonti comunicano che circa 150 famiglie di contadini persero la propria casa, gli averi e i terreni, e furono ovviamente costretti a spostarsi altrove in condizioni di povertà.
Si calcola che furono impiegate più di 800 tonnellate di esplosivo per radere al suolo i centri abitati nei pressi del lago. In tutto le acque sommersero quasi 700 ettari di terra e, sotto il livello del suolo, gli operai scavarono più di 30 chilometri di gallerie. Si trattò, in definitiva, di una vera e propria deturpazione del paesaggio naturale, nonché di un atto di violenza nei confronti di tutte le persone che lì vivevano e lavoravano. Solo il campanile si salvò, dato che era protetto dalle Belle Arti: tale elemento è l’unico testimone di ciò che accadde nel secolo scorso. La vicenda del lago di Resia è una chiara dimostrazione dell’avidità umana, che non si ferma nemmeno di fronte alla prospettiva di abbattere interi paesi. Il progetto costò circa 25 miliardi delle vecchie lire, ma a conti fatti ebbe un prezzo molto più alto di quello che si può calcolare in denaro. Oggi il campanile che emerge dal lago è uno dei punti più affascinanti della Val Venosta, ma non tutti conoscono la storia. La leggenda narra che, nelle notti più fredde dell’inverno, sia possibile sentire ancora, leggero nel vento, il suono delle campane.