Gli amanti dei paesini pittoreschi certamente adoreranno Civita di Bagnoregio, cittadina che sorge in cima a una collina nel cuore della Tuscia Laziale. La località, dotata di un panorama spettacolare, può essere raggiunta soltanto tramite uno stretto sentiero in cemento, che fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e poi ricostruito. Il borgo, per quanto piccolo, è ricco di storia: le fonti attestano la presenza di abitanti sin dal IX secolo a.C., anche se la città vera e propria fu fondata dagli Etruschi circa 2500 anni fa. Rispetto agli altri centri della Valle dei Calanchi, Civita di Bagnoregio si trova in posizione isolata. La collina che la ospita, infatti, è sottoposta a un lento processo di erosione e disgregazione a causa degli agenti atmosferici. La località, tra l’altro, è già stata minata da molteplici frane e terremoti ed è, per tutte queste ragioni, conosciuta come la città che muore.

I turisti potranno vivere una vacanza indimenticabile in questo borgo, avvolto da un’atmosfera quasi magica. Gli edifici, gli archi, le stradine, le case di epoca medievale e rinascimentale, le botteghe artigianali, tutto suggerisce un’impressione di dolce malinconia. Il dedalo di sentieri e le strutture architettoniche, quando si tingono dei colori del tramonto, offrono una vista ancora più suggestiva, a dir poco artistica. Questi elementi sono coronati da un meraviglioso belvedere, autentico trionfo della natura che si estende a perdita d’occhio. Civita di Bagnoregio è una cittadina senza tempo, ancora legata al passato, ma fiorente per il notevole afflusso di visitatori che ogni anno popola le strade e che riporta alla vita la città che muore.

Civita di Bagnoregio

Cosa visitare a Civita di Bagnoregio

Questo affascinante borgo offre ai turisti numerosi punti di interesse. In generale, il paese è bello da vedere, da percorrere a piedi, da fotografare. Vi si accede tramite la cosiddetta Porta Santa Maria, decorata da bassorilievi e sormontata da una loggetta: pochi passi dopo sarà possibile ammirare un gruppo di palazzi, intervallati da casette di minori dimensioni. Si arriva, quindi, a piazza San Donato, dove nel V secolo fu realizzata l’omonima chiesa in stile romanico. La struttura di quest’ultima subì diverse modifiche con il tempo e, nel Cinquecento, fu ricostruita secondo i dettami dell’arte e dell’architettura del Rinascimento. All’interno della Chiesa di San Donato è presente un crocifisso di legno, risalente al Quattrocento, che in occasione del Venerdì Santo viene portato in processione lungo le stradine del paese. Ancora oggi, com’è evidente, sono vive le tradizioni religiose e popolari, specchio del folclore locale.

Sempre a piazza San Donato vi è il Museo Geologico e delle Frane, collocato all’interno di un palazzo del lontano 1585. Qui si trovano reperti legati alla storia geologica di Civita di Bagnoregio e alle frane che si sono verificate con il passare dei secoli. I visitatori potranno osservare inoltre fossili marini, foto esemplificative e documenti che testimoniano l’evoluzione del paese. La piazza, in aggiunta, ospita una divertente festa di origine medievale, il Palio della Tonna, che si tiene a giugno e prevede una serie di gare scenografiche tra fantini. 

Edifici storici, arte, eventi popolari: tutto ciò si fonde in un ambiente dominato da uno stupendo paesaggio naturale. Splendida è la Grotta di San Bonaventura, monaco francescano che ebbe i natali nella vicina Bagnoregio e che un’antica tradizione lega alle vicende del borgo. Si narra, infatti, che San Francesco curò un giovanissimo Bonaventura proprio in questa grotta, e che poco dopo il monaco entrò a far parte dell’ordine dei Francescani. Ancora una volta una suggestiva tradizione religiosa, che affonda le radici in un passato remoto, contribuisce all’atmosfera mistica che aleggia sul territorio. I turisti potranno fare rilassanti passeggiate, respirare aria incontaminata, godere del silenzio che caratterizza questi luoghi, assaporare piatti locali tra un’escursione e l’altra. Il destino di Civita di Bagnoregio e della sua collina non fa altro che accentuarne il fascino drammatico, in uno scenario a volte tanto tranquillo da apparire quasi surreale.